Il vino biologico: cos’è e qual è il suo mercato
Il biologico in Italia è un settore in crescita, nonostante la crisi. Nel 2015 il giro di affari del bio ha superato i 2,1 miliardi di euro solo nel canale domestico.
Il trend positivo continua anche nel 2016 con la crescita di operatori del servizio e consumi delle famiglie, secondo i dati raccolti dalla Sinab.
Si registra un +20,6%, nel primo semestre del 2016, rispetto allo stesso dell’anno precedente, nella vendita di prodotti bio nella GDO. L’offerta bio tra gli scaffali è quasi quadruplicata a partire dal 2011, passando da 600 a 2.300 referenze; crescita dovuta all’ampliamento delle linee di prodotti delle marche già presenti sul mercato e alla nascita di nuove catene.
Gli operatori, ossia produttori, trasformatori e importatori, crescono del +8% rispetto al 2015.
La superficie coltivata in maniera biologica, in Italia a dicembre 2015, era pari a 1.492.579 ettari, un +7% rispetto all’anno precedente.
Tra i diversi prodotti biologici di maggior successo sicuramente il vino.
Il biologico nell’ambito vinicolo non può più essere considerato una nicchia ma una realtà consolidata con ben 83.642 ettari, +16% registrato il primo gennaio 2016 rispetto all’anno precedente, convertiti in vigneti biologici dai viticoltori.
Parlando di vino biologico è importante fare alcune precisazioni.
Vino biologico, biodinamico e naturale
Si parla sempre in maniera un po’ generale e indistinta del vino biologico. In realtà in base alle modalità di produzione è possibili distinguere il vino in: biologico, biodinamico e naturale.
Vino biologico
Il vino biologico è un prodotto ottenuto da un metodo di coltivazione che segue le norme presenti nel Regolamento 203/2012.
La normativa del vino biologico stabilisce le modalità di vitivinificazione, precedentemente approvate dal Comitato permanente per l’agricoltura biologica e dallo Standing Committee on Organic Farming.
Il regolamento stabilisce che si possono usare circa la metà dei coadiuvanti utilizzati per la produzione di vino.
La quantità di solfiti è il fulcro centrale del regolamento, questa è stata fissata a:
- 100mg/l per i vini biologici rossi secchi;
- 150mg/l per i vini biologici bianchi secchi.
È veramente possibile definire un vino come biologico se:
- nei vigneti si producono uve biologiche, quindi coltivate senza l’uso di concimi, diserbanti, insetticidi, anticrittogamici e pesticidi;
- nelle cantine la vinificazione è eseguita con i prodotti e secondo i processi definiti dall’allegato VIII bis del regolamento 203/2012.
Naturalmente la produzione vitivinicola biologica deve essere certificata e una volta appurata la normativa presenta la possibilità di utilizzare il logo europeo sull’etichetta dei prodotti.
Vino biodinamico
I vini biodinamici sono quelli prodotti secondo le modalità elaborate dall’austriaco Rudolf Steiner durante gli anni ‘20 del secolo scorso.
I principi alla base dell’agricoltura biodinamica sono:
- mantenere la terra fertile, mediante il rilascio in essa di materie nutritive;
- rendere le piante sane per resistere ai parassiti e alle malattie;
- ottenere prodotti di alta qualità, il più possibile.
La lavorazione dei vini biodinamici prende le mosse da quella per i vini biologici ma segue norme ancora più restrittive, in particolare per la fase di lavorazione nella cantine.
Non devono essere utilizzati enzimi, batteri, additivi aromatici e inoltre non si può far ricorso ai processi di chiarificazione, acidificazione e superconcentrazione.
Vino naturale
Non esiste una definizione unica di vino naturale, inoltre quando si parla di vini naturali si può far riferimento anche ai vini biologici e biodinamici.
I vini naturali sono il risultato di una produzione priva di prodotti chimici di sintesi e pratiche enologiche invasive, ma che non rientra nelle certificazioni, come quella del vino biologico.
L’idea alla base di tale approccio è il rispetto dei cicli della natura e la produzione appunto di prodotti naturali.
L’esportazione del vino biologica
Come abbiamo già visto il settore del biologico è in continua e costante ascesa in Italia, ma tale fenomeno si riscontra anche all’estero, soprattutto per quanto riguarda il vino.
Nel 2015 l’export di vino biologico è cresciuto del +38% rispetto al +5% del vino non biologico.
Il marchio biologico è considerato un segno distintivo che permette ai prodotti, in questo caso il vino, che rientrano in tale categoria, di avere un grande successo.
Naturalmente il riconoscimento di un marchio, come quello del bio, è solo uno degli elementi in una strategia volta all’esportazione dei propri prodotti.
Posizionarsi e avere successo sui mercati esteri richiede analisi e valutazioni dei rischi, e la figura preposta a fare ciò, in una azienda, è l’export manager, nel nostro caso l’export wine manager.
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